giovedì 30 ottobre 2008

Comunicato stampa - Assemblea studentesca generale - Università di Camerino

Camerino, 29 ottobre 2008

Presso il quadriportico del palazzo Ducale, sede del rettorato e della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Camerino, dalle 18:00 alle 23:30 si è tenuta l'assemblea degli studenti, con la partecipazione di professori e personale non docente, che ha visto un'affluenza superiore alle 300 persone. In questo modo si è mobilitata la popolazione studentesca camerte sino ad ora silente.

All'inizio dell'assemblea si è spiegato il motivo della protesta: gli articoli 16 e 66 della legge 133/08 e i loro effetti sull'Università pubblica prima e sull'Ateneo di Camerino poi. Si è ampiamente dibattuto sui temi del blocco del turn-over, tagli dei finanziamenti, trasformazione delle Università in fondazioni di diritto privato. Si sono succeduti gli interventi da parte del Pro rettore vicario, prof. Antonini, che ha smentito e chiarito la notizia relativa al presunto bilancio negativo dell'Università, e del Pro rettore agli studenti, prof.ssa Accili, che ha esposto la mozione del Senato accademico che, nella seduta del 21 ottobre 2008, ribadiva la propria preoccupazione ed il disappunto verso i provvedimenti previsti dagli artt.16 e 66 della legge 133/08.

Sono seguiti interventi dei rappresentati degli studenti, dei ricercatori, degli studenti, dei docenti e del personale tecnico.

Al termine dell'assemblea sono state avanzate diverse proposte. Gli studenti hanno ottenuto in autogestione l'aula 'Carlo Esposito' del palazzo Ducale come base per l'organizzazione della protesta. Da domani, 30 ottobre, dalle 8:00 alle 17:00 alcuni professori terranno lezioni in piazza. Sono stati avanzati altri propositi per successive mobilitazioni previste per il 5 novembre ed il 14 novembre.

Assemblea Studentesca Generale – Università di Camerino.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

vorrei fare i complimenti ai responsabili del blog perchè lo ritengo molto utile e ben strutturato. solo un particolare mi lascia un'pò perplesso: il logo che appare in prima pagina che raffigura un guerriero con spada e scudo. è vero che noi studenti dobbiamo "combattere" per i nostri diritti però non mi sembra coerente con i principi di manifestazioni non violente e dialogo. mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri studenti.

giò ha detto...

direi che il logo è l' ultimo dei nostri problemi. Piuttosto le sedi distaccate di camerino sono state informate dei movimenti che avvengono qui? magari potremmo trovare consensi anche da loro ed allargare il gruppo di persone che hanno intenzione di fare qualcosa

Anonimo ha detto...

mi piacerebbe sapere invece quanto sono gli studenti che hanno la minima idea di quello per cui stanno manifestando..

http://it.youtube.com/watch?v=wWFfuEtKQwo

http://it.youtube.com/watch?v=Ebs0Y02TcuY

Anonimo ha detto...

La cosa più indecente delle proteste universitarie è l’atteggiamento dei Rettori. Se, per ipotesi, fossero stati aumentati i finanziamenti per l’Università, i Rettori, in coscienza, potrebbero sostenere che i loro Atenei funzionerebbero meglio? E cioè, riterrebbero, in coscienza, che aumenterebbe la qualità della formazione e della ricerca accademica?
L’università italiana di oggi è come l’Alitalia: più soldi ci butti dentro e peggio è, perché aumenti il clientelismo, il nepotismo, la dequalificazione del corpo insegnante. I concorsi universitari per il reclutamento dei docenti, banditi tra metà luglio e ferragosto, in modo che pochi sapessero della loro esistenza affinché fosse protetto chi è già predestinato a vincerli, sono un esempio di malcostume e di arroganza.
Perché i Rettori non denunciano questa indecenza? Risposta: perché altrimenti 24 figli di rettori probabilmente non sarebbero andati in cattedra. Perché gli studenti non vanno a vedere chi sono i loro docenti in una facoltà, per esempio, come quella di medicina e chirurgia della Sapienza di Roma? Qui è stato eletto rettore il 3 ottobre il professor Luigi Frati, preside per 18 anni nella facoltà di medicina e chirurgia. In questa facoltà, come ordinario, insegna storia della medicina la moglie Luciana Angeletti, la quale era prima una semplice insegnante di lettere: un bel salto acrobatico chissà da chi facilitato. E i figli del rettore dove li mettiamo? Naturalmente nella stessa facoltà di medicina dove insegnano mamma e papà. Ecco infatti un buon posto di associato per il figlio Giacomo nella sede distaccata di Latina. La figlia Paola era un po’ più difficile da sistemare perché è laureata in giurisprudenza. Ma l’amore di padre non ha ostacoli: e, infatti, anche per la figliola Paola si trova un bel posto di ordinario in medicina. Questo accade a Roma, università Sapienza: l’unità della famiglia è garantita, non so quanto sia garantita la scientificità della ricerca.
Il rettore della Normale della Pisa, Salvatore Settis, cita come esempio da seguire il presidente francese Sarkozy, che in una situazione di crisi economica come quella che stiamo passando, ha aumentato i fondi all’università invece di tagliarli. Non spiega però, il Rettore, che i soldi sono destinati a un numero ristretto di università, una decina in tutto, e non all’intero mondo accademico, peraltro scassato anche se non come il nostro.
In Francia, il Centro nazionale della ricerca, il polmone economico-amministrativo, che opera in contiguità con le università, funziona ancora; il nostro CNR è stato smantellato dall’ex ministro Berlinguer, e il tentativo di riforma che fece Adriano De Maio, consulente dell’ex ministro Moratti, pur essendo né più né meno in linea con quelli europei, fu drasticamente bloccato dai sindacati, che ora sono quelli che decidono a chi vanno i quattrini. Sarkozy va seguito proprio dove indica la necessità di differenziare e sostenere le università di qualità. Ma l’introduzione di questa meritocrazia gestionale fa inorridire i nostri Rettori perché finirebbero per dover fare i conti con la qualità della ricerca dei propri Atenei, cosa a cui non sono abituati o chiamati a fare. E infatti qualcuno si limita a fare il burocrate per cercare di pagare gli stipendi e le bollette della luce, qualcun altro più scaltro pensa alla famiglia o alla carriera politica.
La sinistra manda in piazza gli studenti e occupa le università con il vecchio cinismo del tanto peggio tanto meglio. Ci sono famiglie umili che si svenano perché i propri figli abbiano con la laurea una promozione sociale. Credono nell’università, credono che la formazione accademica del figlio gli consenta un buon lavoro, un dignitoso stipendio. Adesso Veltroni e compagni fanno credere a questi genitori che il governo vuole distruggere i loro sogni, e non hanno il coraggio di dire che il colpo di grazia all’università l’hanno dato proprio i governi di sinistra con i ministri Zecchino e Berlinguer. La sinistra non ha l’onestà di dire che questa università non è in grado di offrire ai giovani una vera formazione competitiva. La sinistra non ha il pudore di denunciare i disastri di una sindacalizzazione dell’università, che non ha mai voluto lavorare per la qualità e il merito, ma ha preteso concorsi farsa per il reclutamento dei docenti, posti fissi e avanzamento di carriera come nell’esercito piemontese.

Anonimo ha detto...

feyman tu dici "Se, per ipotesi, fossero stati aumentati i finanziamenti per l’Università, i Rettori, in coscienza, potrebbero sostenere che i loro Atenei funzionerebbero meglio?" ed io ti rispondo: se i finanziamneti li diminuisci gli atenei funzionano meglio? sono d'accordo con te per quanto riguarda il metodo di reclutamento che è da cambiare. La cosa da fare è utilizzare meglio i pochi soldi che ci sono, non è possibile diminuirli ancora. già la crescita dell'italia è zero, dove andremo a finire così, nel terzo mondo? Per non parlare poi dell'idea della fondazioni, assurda, l'istruzione deve essere pubblica.

Anonimo ha detto...

Ogni anno vengono stanziati 10 miliardi di euro per l'istruzione, i tagli sono di 1 miliardo e 400 milioni ripartiti in 5 anni, quindi se ho fatto bene i conti sono il 2.8%. Non è pochissimo ma non è neanche tantissimo. Il problema è come vengono distribuiti: bisogna avere il coraggio di chiudere le università che non producono niente e di premiare quelle che invece lo fanno.
Ci sono due modi come dice il prof Perotti: sistema di finanziamento privato, che ovviamente in Italia non ha futuro, in quanto (anche se ci fosse) nessun privato investirebbe mai nelle università in questo stato; oppure il metodo che adotta l'Inghilterra, dove l'università è per la maggioranza pubblica, in cui esiste un sistema di valutzione del rendimento della ricerca di ogni ateneo. Quelli che non producono nulla in termini di qualità non ricevono soldi.
Questa è una proposta.. voi ditemi la vostra.

Leonardo Francesconi ha detto...

Beh, allora probabilmente diciamo la stessa cosa tutti, cioè che è effettivamente necessario che i rettori e i docenti si comportino "meglio", evitando di aprire corsi ridicoli, evitanto i tanti sprechi che ci sono dentro alle facoltà, eccetera, ma siamo daccordo che questa "riforma" non è il modo giusto per attuare questi cambiamenti.
Allora speriamo che tuttavia questi fatti riescano a far stringere un po' i panni addosso a docenti e rettori, in modo che se poi si riuscisse ad ottenere un referendum abrogativo, avranno capito che c'è da darsi da fare, recuperando i valori morali che sono stati soppiantati dal solito DANARO.